giovedì 8 luglio 2010

Il linguaggio dell'ornamento

L'haute couture a Parigi scende fra le strade. Cerca un maggior contatto con la quotidianità e con il pubblico per la quale è pensata. E fa bene perchè l'ornamento parla, e il suo linguaggio si diffonde dalle passarelle delle sfilate di moda, ma soprattutto dai nostri armadi alle cene fuori con gli amici. Perchè si reputa necessaria una riflessione sul suo linguaggio? Per avere la libertà di usarlo più coerentemente con noi stessi.
L'ornamento ci parla, dalle passarelle, riviste di moda, campagne pubblicitarie e film. La sua comunicazione è studiata per raggiungere la vendita: farcelo comprare. Ma quando esco la sera e vado incontro ai miei amici desidero che il mio abbigliamento parli di me o per me? Non si tratta di recuperare una formalità vuota di contenuti, ma di cercare di usare l'ornamento con maggior consapevolezza, assoggettandolo al nostro valore e non viceversa. La differenza sta tra il parlarlo e il lasciarsi parlare.
Vi ricordate lo slogan della pubblicità dell'Oréal, "Perchè io valgo" ? Posso scegliere un abito perchè io valgo, o perchè valga per me, al mio posto. La prima è una scelta che mi valorizza, la seconda che mi svaluta.
Per usare l'ornamento in modo da valorizzare la mia persona, ho bisogno di individuare prima il mio valore indipendentemente da esso. E questo dipende dall'immagine che ho di me stesso. Alla fine è sempre una questione di immagine. Volenti o nolenti, tutti puntiamo a dare una buona immagine, non perchè siamo persone superficiali, anche se spesso definiamo superficiale chi lo fa, ma perchè teniamo giustamente in conto l'idea che l'altro si fa di noi nella sua tesa e il più della volte desideriamo che non si sbagli, che l'impressione che si è fatto di noi, sia coerente con quella che abbiamo noi di noi stessi.
Possiamo costruire la nostra immagine in base a modelli di cui riconosciamo un valore e a cui aspiramo uniformarci. A volte assumiamo modelli, che ci stanno stretti, ci piacciono, ma non ci stanno perchè non sono coerenti con il valore che siamo indipendentemente dall'immagine che desideriamo avere o dare di noi stessi. E' quando non sappiamo che valore abbiamo in noi stessi che l'opera d'arte che indossiamo prevale sul valore intrinseco della nostra persona e costringiamo l'ornamento a fare più di quanto esso per sua natura possa fare: darci un valore invece di valorizzarci. Quando deleghiamo alla moda la definizione del nostro valore, facciamo di noi stessi delle modelle, nel senso di
mannequinnes, ossia dei manichini.
L'ornamento comunica con o senza di noi. Usare con consapevolezza il suo linguaggio aumenta le possibilità di una comunicazione coerente con se stessi. Lasciarci usare dal suo sistema comunicativo aumenta invece la possibilità di creare immagini ambigue e incoerenti con quello che vogliamo veramente e intimamente. Ora viste le passarelle, che lingua vogliamo far parlare al nostro ornamento per l'estate 2011? Sarà bene definire prima il valore che siamo, Abbiamo un anno di tempo...

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