lunedì 26 aprile 2010

Lucy in the Sky with Diamonds

Che sia o no l'acronimo di LSD, Lucy in the Sky with Diamonds è certamente una bella canzone e il poter accedere ad un mondo amplificato che sia fonte di ispirazione per scenari fantastici e inaspettati che dilatano il mio essere verso la sensazione di una maggior unione con l'altro, è alquanto piacevole e desiderabile. Quello che mi chiedo però è perchè per fare questo viaggio, per sentirsi o seguire "the girl with caledoscopie eyes" sulla scia di Alice nel paese delle meraviglie, devo per forza usare una sostanza che sia al di fuori di me e a cui delego il mio potenziale unitivo e creativo? L'LSD è una droga che non va più di moda, ma la sua diffussione di massa e propaganda sostenuta dai suoi scopritori e sperimentatori, ci ha lasciato in eredità delle sottili convinzioni. Chi l'ha scoperta (Alfred Hoffman 1938) l'ha dichiarata una "droga sacra". Chi l'ha studiata, ne ha poi fatto un "sacramento" per una nuova confessione religiosa (Timothy Leary, Lega dello Sviluppo Spirituale, 1966). Gli scrittori della Beat Generation, che l'hanno usata, ne hanno esaltato l'assunzione quale veicolo privilegiato per accedere al proprio potenziale creativo. Tutto ciò sembra formare la sottile convinzione che per essere creativi e ampliare le proprie percezioni, si debba ricercare qualcosa al di fuori di sè e che l'esperienza mistica o di amore fraterno sia riducibile alla "sensazione di fratellanza", percepibile solo o preferibilmente assumendo sostanze alluginogene. L'esperienza della droga ci fa percepire la dilatazione dell'essere, ma a scapito della chiusura o alterazione di alcune facoltà dell'essere stesso. Uno dei presupposti del vero amore, è il suo essere un atto pienamente libero e perchè la donazione di me stesso sia veramente libera ho bisogno prima di possedermi, altrimenti sto donando qualcosa che neanch'io con me stesso sono in grado di garantire. Sarebbe come voler fare un regalo del quale però non posso dare alcuna garanzia, se si rompe, se ci sono problemi non è possibile reclamare verso nessuno. Una società profondamente fraterna non si può costruire sulla base di individualità che non si possiedono o che si annullano a favore di una collettività che finisce col cadere nel vuoto e nello sconforto generale. L'amore si costruisce a partire da due individualità ben definite che possedendosi, liberamente decidono e si garantiscono l'unità. Due individualità che affermando se stesse reciprocamente si innalzano in un unità di due, che è così corposa che non si limita a sommarli in un logico, 1+1=2, ma misteriosamente li esalta elevando ad individualità anche l'amore che si crea tra i due, per cui 1+1=3. L'esperienza di abbandono e di perdita del sè nell'altro che caratterizza l'amore, non può presupporre la limitazione di alcune delle mie facoltà, ha bisogno di tutto me stesso per innalzarmi, altrimenti mi porterà a sperimentare la mia trascendenza a pezzetti, come un immagine a cui mancano dei pixels per un difetto di trasmissione. Inoltre delegare al di fuori di sè stessi la potenzialità creativa e relazionale dell'essere, genera la convinzione di non poterne avere il controllo e dipendere da fattori che trovandosi al di fuori di me, non posso richiamare al momento necessario o voluto per realizzarmi, e quindi di non poter dare alcuna garanzia all'amore che generosamente vorrei offrire. Quanto sconforto! Quanta limitazione mi chiedi Lucy in the Sky with Diamonds, per seguirti nei tuoi "paradisi artificiali". Ebbene Lucy lascia che ti dica una cosa: il mio essere domina la realtà e la trascende contemporaneamente senza che tu mi renda schiavo delle tue allettanti promesse. Il mio essere è capace di amare e di relazionarsi con gli altri fraternamente, senza negare se stesso. Il mio essere è capace di accedere al suo potenziale creativo anche senza di te, nel momento in cui finalmente decide e si convince che può nutrire una sana fiducia in se stesso e nelle sue grandi potenzialità, perchè chi l'ha creato, l'ha fatto per cose grandi e tutto il tesoro che tu mi prometti, l'ha già messo dentro di me, e magari ci metterò un pò di più a prenderne consapevolezza, ma lo farò senza limitare la mia preziosissima libertà.

di Federica Colombo

2 commenti:

  1. Ma non parliamo di limitare semmai parliamo di distogliere l'attenzione verso certe cose per poterne espandere altre, se io copro gli occhi e quindi mi privo del canale visivo automaticamente espando gli altri sensi purtroppo viviamo in un mondo dove la nostra percezione viene educata e distorta continuamente.

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  2. E' vero che a volte per poterci rendere conto del potenziale dei nostri sensi, è utile chiudere un canale, per esempio quello visivo come dici tu, per amplificare o percepire la potenza di quello uditivo, olfattivo o tattile. Ma questa esperienza la possiamo fare anche senza dipendere da una sostanza esterna, che tra l'altro crea assuefazione. L'assuefazione limita la libertà della volontà,come posso dire di continuare ad esercitare un potere su qualcosa che piano piano mi conduce secondo desideri che non riesco più controllare? E chiudere un canale per un istante per percepirne maggiormente un altro, ha l'effetto di ricordarmi che quel canale che solitamente percepisco meno, è presente, esiste, ma questo non presuppone che io vi possa accedere solo ed unicamente chiudendo gli occhi. Quel ricordarmi agisce così da stimolo a prendere consapevolezza delle potenzialità dei sensi anche quando sono attivi tutti insieme nella realtà. A volte ho bisogno di fantasticare per arricchire la realtà che mi circonda, ma se questo fantasticare mi rende schiavo, cosa ci ho guadagnato? Meglio per me ricordarmi e credere nel mio potenziale immaginativo che è già dentro di me e trasferirlo coscientemente nella realtà. In questo senso il musical può essere un buon esempio, le canzoni fanno parte della narrazione, che non negano ma anzi l'amplificano e colorano(guarda Dancer in the dark di Lars Von Trier). Scegliere la musica e la realtà nel nostro vivere quotidiano, non rappresenta una scelta fatta di alternaze, o l'una o l'altra, ma convive facilmente nell'animo di chi non nega le difficoltà, ma si sente capace di innalzarle e colorirle per superarle e farne qualcosa di bello e speciale.

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